L’arrampicata ha sempre in sé una determinata percentuale di rischio, che dipende da variabili legate prevalentemente all’ambiente in cui essa si svolge. Per fare un esempio indicativo, un’arrampicata alpina ha sicuramente una percentuale di rischio superiore ad un’arrampicata sportiva in falesia, perché il tipo di percorsi con cui si ha a che fare é ben più complesso e soggetto ad un numero d’imprevisti oggettivamente maggiore. Nel caso di una disciplina indoor, invece, il rischio é sempre molto contenuto. Oltre a queste differenze basilari, una componente da considerare é anche l’errore umano.
Può sembrare incredibile ma, gli errori più comuni e pericolosi, sono ad opera soprattutto dei climber esperti. Riguardano, in genere, un errato posizionamento della corda nel freno di assicurazione o nel rinvio oppure la mancata chiusura del nodo. Gesti che gli scalatori abituali svolgono in modo talmente automatico che, a volte, possono dimenticarli o eseguirli con superficialità a causa di un momento di distrazione.
Per arrampicarsi non occorrono particolari caratteristiche fisiche, basta essere in buona salute. Una cosa importante é però quella di avere un’appropriata mobilità articolare. Questa capacità consente di contenere lo sforzo fisico intrinseco nell’attività di arrampicarsi, e riduce il rischio di infortuni a livello tendineo e muscolare.
La mobilità articolare è una caratteristica del corpo umano, comunemente nota come flessibilità. All’apice dello sviluppo fino ai 14 anni d’età, regredisce progressivamente durante l’età adulta per cause del tutto naturali. Le attività fisiche svolte durante l’infanzia sono fondamentali a contrastare questa regressione inevitabile, che è comunque possibile recuperare almeno in parte svolgendo un addestramento chiamato mobility training o, più comunemente, stretching dinamico.
Mentre lo stretching statico interessa prettamente l’allungamento della muscolatura, lo stretching dinamico ha lo scopo di combinare la flessibilità al controllo motorio. Le esercitazioni basate su questo approccio tengono conto, quindi, non solo delle fasce muscolari ma dell’attivazione di tutta la struttura corporea: cervello, sistema nervoso, muscoli, legamenti, articolazioni e tendini. Questo lavoro globale è di grande utilità quando ci si appresta a svolgere un’attività fisica impegnativa come l’arrampicata.
La pratica dello stretching dinamico favorisce l’afflusso di sangue alle estremità dell’organismo, migliorandone l’ossigenazione ed aumentando la temperatura corporea. Tali effetti portano a lubrificare il tessuto connettivo dei muscoli e delle articolazioni e migliorano la mobilità generale.
Gli esperti sono piuttosto unanimi nell’affermare che gli esercizi di stretching statico sono utili solo al termine dello sforzo fisico, quando è necessario rilassare i muscoli reduci dalle diverse fasi di tensione e contrazione. Lo stretching tradizionale ha infatti un potere defaticante che risulta inutile e, per certi versi, anche controproducente prima di praticare l’attività sportiva vera e propria.
Gli esercizi di fitness che possono essere utili come preparazione all’arrampicata sono tutti i piegamenti degli arti superiori (per la stimolazione dei muscoli pettorali); le trazioni alla sbarra (perché coinvolgono gran parte della muscolatura degli arti superiori); le sospensioni alla sbarra (che rafforzano i tendini delle dita); le trazioni e le sospensioni su prese piccole (per dita e avambracci) e tutti gli esercizi di stimolazione per addominali e dorsali (utili a mantenere un buon assetto posturale).
La psiche riveste un ruolo centrale in quest’attività. Trattandosi di uno sport per molti versi rischioso ed imprevedibile, bisogna avere un certo auto controllo ed equilibrio psichico. Queste qualità permettono di gestire, con calma e lucidità, tutte le situazioni che possono presentarsi. Per praticare questo sport, inoltre, bisogna sempre mettere in conto di poter cadere: un rischio che interessa i principianti come i climber esperti. Per quanto si é forniti degli opportuni strumenti di assicurazione, questa eventualità può suscitare sempre una grande paura ed agitazione da tenere sotto controllo.
No, anzi! Molto spesso, fare una minima esperienza di arrampicata, può aiutare a capire se la percezione di questa difficoltà sia reale oppure no. Nel senso che, molte persone, confondono le vertigini con la paura del vuoto e delle altezze, che é assolutamente sana e comune a tutti (come la paura del buio da bambini). E’ quindi opportuno fare dei distinguo.
Quando la paura dell’altezza è molto acuta, essa ha a che fare probabilmente con un evento traumatico, e prende il nome di acrofobia: questa condizione determina un profondo senso di angoscia, che può dare luogo a tremori, tachicardia, difficoltà respiratoria e sudorazione fredda.
Il luogo più adatto per imparare ad arrampicare é nelle palestre attrezzate per questo genere di attività, che in genere offrono corsi pensati appositamente per i principianti e un servizio di noleggio dell’attrezzatura. Le figure abilitate all’insegnamento di questa disciplina in modalità indoor, sono gli istruttori appartenenti alle associazioni FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana) e UISP (Unione Italiana Sport Per tutti).
Una volta raggiunte una buona presa manuale ed una certa agilità nei passaggi nell’allenamento indoor, si può passare successivamente all’arrampicata in falesia. E’ fondamentale farsi istruire a dovere da professionisti qualificati, anche mediante prove pratiche, su tutte le procedure tecniche da eseguire per svolgere l’attività in tutta sicurezza.
Le uniche figure professionali, riconosciute dalla legge per l’insegnamento dell’arrampicata su roccia, sono le guide alpine ed i membri del CAI (Club Alpino Italiano). Tra gli scopi di questa storica associazione, fondata nel 1863, vi è proprio quello di promuovere e garantire la pratica sicura di tutti gli sport di montagna. Oltre alla formazione teorica e pratica degli allievi, essa si occupa anche di curare, in modo diretto, la manutenzione e la segnaletica di tutti i sentieri e le vie ferrate raggiungibili.
Per praticare l’arrampicata in palestra sono sufficienti: un paio di calzature adatte (tra 80 e 100 euro), la corda (tra 40 e 80 euro), l’imbraco (tra 50 e 70 euro), l’assicuratore (tra 50 e 100 euro) e la magnesite (tra 5 e 10 euro per un sacchetto). L’investimento complessivo iniziale sarà quindi indicativamente pari a 250 euro circa.
No, esistono ben 4 tipologie principali di corda per arrampicata: singole, mezze corde, gemelle ed a tripla omologazione. Ogni modello possiede caratteristiche che lo rendono idoneo all’una o all’altra disciplina di arrampicata ed a specifici usi.
- Le corde singole (indicate con il numero 1) sono idonee sia per l’arrampicata in palestra che su vie esterne in linea retta. L’uno o l’altro uso dipende molto dallo spessore selezionato, che può essere compreso tra 8,5 e 11 mm. Quelle più sottili vengono adottate da chi si arrampica in modalità Lead, al fine di risparmiare peso; quelle più spesse sono impiegate ad esempio per le scalate Big Wall.
- Le mezze corde (contrassegnate con il simbolo 1/2) hanno un diametro compreso tra 8 e 9 mm e sono progettate per essere moschettonate ai rinvii con un’altra corda doppia ma in maniera indipendente l’una dall’altra. Questa proprietà le rende ideali per l’arrampicata trad e quella su vie lunghe, perché consente di affrontare anche percorsi irregolari o a zig-zag nonché spigoli e creste.Nello specifico le mezze corde permettono di beneficiare di un rinvio alternato che riduce la forza di attrito della corda; indurre una minore sollecitazione sulle protezioni veloci in caso di volo, dato che si riduce la forza di arresto; effettuare calate più lunghe perché si può sfruttare la lunghezza delle due corde annodate assieme.
- Le corde gemelle si riconoscono dal simbolo ∞ (infinito), hanno un diametro tra i 7 e gli 8 mm e sono molto leggere. La loro caratteristica principale è quella di essere a tutti gli effetti una corda raddoppiata, perché moschettate assieme. Ciò fornisce una resistenza ed una lunghezza maggiori e permette alla coppia di arrampicatori di poter dividere equamente il peso. Risultano quindi particolarmente utili nelle arrampicate lunghe di roccia o ghiaccio, nelle quali è sempre prioritario risparmiare carico.
- Le corde a tripla omologazione offrono invece il massimo della versatilità rispetto agli usi: possono quindi essere utilizzate come singole, mezze o gemelle (presentano infatti tutti i relativi simboli d’identificazione).
Una corda per arrampicata deve soddisfare tutti i requisiti indicati nella norma EN 892 della direttiva europea 89/686/CEE. A tal proposito, segnaliamo che questi prodotti devono essere provvisti delle seguenti indicazioni: diametro, lunghezza, peso per metro, forza di arresto massima, numero di cadute massime sopportabili, scorrimento della guaina, allungamento statico. Alle estremità è inoltre apposta una fascetta riportante il tipo di corda, il produttore, il marchio CE e il riferimento alla norma sopracitata.
La distinzione principale è a tal proposito quella tra dispositivi auto bloccanti e dinamici. Nel primo caso abbiamo un freno automatico che arresta l’eventuale caduta senza l’intervento umano: si parla quindi di assicurazione statica. Se il freno è di tipo dinamico, esso prevede necessariamente la trattenuta del compagno di arrampicata: in questa modalità si parla di assicurazione dinamica. La differenza sostanziale tra le due è che la seconda tipologia determina una decelerazione graduale ed un arresto molto più morbido.
La magnesite è un composto chimico (il carbonato di magnesio) impiegato per contrastare la sudorazione delle mani, nell’arrampicata come in altri sport quali: ginnastica artistica, sollevamento pesi, getto del peso, lancio del martello, lancio del giavellotto, salto con l’asta. E’ disponibile sul mercato in tre varianti: a cubetti, in polvere e liquida.
Sì. Se viene inalata in quantità elevate, essa può avere particolari ripercussioni sui polmoni, ma anche sull’organismo in genere. Una problematica propria maggiormente dell’allenamento indoor, dato che all’aperto il composto chimico subisce una naturale dispersione nell’ambiente circostante. L’elemento tossico della magnesite è dato dalla silice cristallina, la cui percentuale massima consentita dalla legge é dell’uno per cento in qualsiasi formato.
Per gli allenamenti indoor è preferibile scegliere quella liquida oppure la cosiddetta chalk ball, una pallina di tessuto in cui la polvere è cucita all’interno e viene rilasciata in modo graduale. In tal modo si contengono sia gli effetti inalatori nocivi per la salute, che la dispersione del prodotto sul vestiario e le attrezzature. La stessa scelta può essere fatta per l’arrampicata in falesia, in modo da contenere anche l’inquinamento ambientale. Ricordiamo a tal proposito che, in alcuni territori, l’uso di magnesite è vietato dalla legge.
L’uso del casco è opportuno in tutte le situazioni di arrampicata su roccia. Indossarlo significa proteggersi non solo dalla caduta accidentale di pietre su pareti a tendenza friabile, ma anche durante una eventuale caduta, dagli urti accidentali degli spigoli eventualmente presenti sulla via. Nello specifico è utile scegliere un modello che, oltre alla parte superiore della testa, sia provvisto anche di protezioni laterali, frontali e posteriori.
I kit già pronti possono contenere una coperta isotermica, un paio di guanti monouso, un paio di forbici, una compressa sterile per medicazione, una confezione di fasciature e cerotti di vario formato. Questo materiale di base va naturalmente integrato a discrezione dello scalatore con medicinali o altri elementi di uso personale.
Per l’arrampicata é necessario indossare degli appositi indumenti tecnici. Questi offrono la massima libertà di movimento pur essendo altamente resistenti, impermeabili e antivento. I migliori pantaloni lunghi presentano rinforzi ad hoc posizionati sulle zone a maggior rischio di abrasione, come il ginocchio.
La scelta deve puntare ad uno specifico modello di scarpette per arrampicata, perché queste hanno le caratteristiche adatte per avvolgere il piede e fornirgli il giusto grip su ogni tipo di roccia. Mentre per iniziare é preferibile riferirsi al numero di scarpe che si calza abitualmente, pare che andando avanti con la pratica, sia più opportuno e funzionale utilizzare una misura inferiore (o talvolta anche due). Questo accorgimento apparentemente bizzarro, sembra risulti molto utile al climber, per consentirgli una presa ottimale anche su tratti molto irregolari ed offrirgli una maggiore sicurezza d’azione.
Gli occhiali prismatici sono utilizzati nell’arrampicata per seguire i movimenti del compagno che precede, al fine di tenerlo in sicurezza. Sono infatti chiamati, in tale contesto, anche occhiali da sicura. Le particolarità delle lenti è quella di proporre un’immagine ribaltata di 90°, che consente di mantenere la testa dritta invece che continuamente rivolta verso l’alto. Un accessorio dunque davvero molto utile per non incorrere in dolori cervicali e conseguenti distrazioni che potrebbero risultare pericolose.
Le marche che offrono le migliori dotazioni da arrampicata sono Climbing Technology, Black Diamond, Petzl, Salewa, Enjohos, Camp e Alpidex.